Un risultato non scontato: l’Associazione Stampa Valdostana ha confermato i suoi tre componenti nel consiglio nazionale della Fnsi, la Federazione nazionale della stampa italiana, sindacato unitario dei giornalisti. Il congresso nazionale si è tenuto a Riccione da martedì 14 a venerdì 17 febbraio: sono stati eletti Alessandra Costante, giornalista genovese del Secolo XIX, alla carica di segretaria generale, e Vittorio Di Trapani, napoletano già segretario dell’Usigrai, a presidente.
Del consiglio nazionale farà parte di diritto il presidente dell’Asva, Alessandro Mano; a rappresentare i collaboratori valdostani è stata indicata dalla delegazione Sara Sergi. Benoît Girod è stato eletto nella lista di #ControCorrente con 76 preferenze, posizionandosi al 14° posto in una lista che ha eletto 20 colleghi. Con i tre consiglieri nazionali, al congresso erano delegati per la Valle d’Aosta anche Francesca Jaccod e Luca Ventrice.
«Non dobbiamo lasciare indietro nessuno» ha detto Mano nel suo intervento dal palco del congresso. Il presidente dell’Asva ha esordito con una provocazione: «Ho un sogno: vorrei essere al congresso dell’altro sindacato, quello che avete definito “pirata”, o “giallo”, e fare minoranza, proponendo un’articolazione territoriale, con un patto federale di 20 associazioni che coprono tutta l’Italia. Perché questo è il modello che dobbiamo per mantenere, l’unico che può funzionare».
«Vorrei che, dopo tanti lavoratori, anche le nostre piccole e medie associazioni di stampa diventino precarie – ha aggiunto -: abbiamo visto i conti con il mio direttivo e ci siamo accorti che avremo delle difficoltà. Qui ho sentito parlare di solidarietà da parte di esponenti delle grandi associazioni, ma la solidarietà ricorda l’elemosina. Noi abbiamo un patto federale, che è un’altra cosa. Il fatto che questo congresso si sia ridotto allo psicodramma della Lombarda e della Romana, che devono risolvere i loro problemi, non rappresenta questa platea, fatta anche dei piccoli. Siamo 20 associazioni di stampa e anche noi vogliamo la stessa dignità degli altri».