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L'Asva risponde agli attacchi del commissario Usl e chiede chiarimenti ai vertici regionali

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L’Associazione Stampa Valdostana ringrazia il commissario straordinario dell’azienda Usl della Valle d’Aosta, Angelo Pescarmona, per la lectio magistralis impartita ai nostri colleghi presenti alla conferenza stampa di fine anno dell’ente (pubblico) da lui guidato. Abbiamo finalmente capito qual è il vero problema che pesa sulla regione che da mesi è ai vertici della triste classifica dei morti per Covid-19 pro capite e in quella dei contagiati per numero di abitanti: i giornalisti. La colpa è tutta dei giornalisti.

Il dottor Pescarmona, rispondendo alle osservazioni di un collega sulle modalità di comunicazione esterna adottata dall’Usl, è stato chiarissimo: «Non volevo prendere questa occasione per togliermi i sassolini dalle scarpe, ma siete voi che siete un giornalismo scandalistico». Tutti, indistintamente, ovvio. Brutti ceffi che, secondo il commissario straordinario, godono a «ingigantire i fatti perché vi piace fare giornalismo scandalistico. Se vi piace fare giornalismo scandalistico sarà colpa mia?».

Pescarmona ha elencato, selezionandoli tra le migliaia di articoli prodotti durante questo difficile 2020 dalle tante testate giornalistiche locali, alcuni temi secondo lui trattati in maniera non corretta da alcuni giornali. Naturalmente si è ben guardato dal fare nomi e cognomi: molto più semplice additare l’intera categoria che, nel suo pensiero, «ha una grande attenzione a denigrare l’operato dell’azienda sanitaria». È peraltro evidente che il principio secondo cui «chi non fa non sbaglia», ribadito dagli stessi vertici dell’Usl durante la conferenza stampa, vale solo per loro.

La goccia che ha fatto traboccare la rabbia di Pescarmona, conducendolo ad un attacco scomposto verso tutto il mondo dell’informazione valdostana, è stata, a quanto pare, la modalità con cui è stata trattata dai giornalisti quella «inezia» (parole sue) dei falsi positivi. Certo: il commissario, qualche ora dopo, forse rendendosi conto di averla sparata un po’ grossa, si è parzialmente corretto chiarendo che «l’espressione era riferita al singolo evento rispetto al volume di informazioni fornite in risposta ad una domanda di un giornalista» e rinnovando (bontà sua) «le scuse nei confronti delle persone interessate» assicurando «la piena disponibilità della Direzione strategica, come si sta già facendo, a garantire la massima assistenza e supporto alle persone ed alle famiglie interessate dall’evento». Sarà: ma Pescarmona durante la conferenza stampa è sembrato molto convinto nel sostenere che «se l’attività dell’Usl VdA in un anno vale 10.000, questo episodio vale 0,01». Non sta a noi giudicare. Ed è proprio questo che pare sfuggire al commissario e ai vertici dell’azienda. I giornalisti non giudicano: raccontano fatti e li riportano ai cittadini. Fanno una fotografia della realtà. A volte la fotografia viene bene, a volte meno. Ma non possiamo accettare che Pescarmona o chi per lui tenti di intaccare il diritto-dovere di cronaca decidendo in maniera arbitraria cosa dovremmo o non dovremmo pubblicare. Al commissario va doverosamente ricordato che la stampa fa il suo mestiere, ossia porre domande e cercare di capire i fatti per poi raccontarli ai propri lettori. Questi fatti non sono «notizie scandalistiche», si chiamano cronaca. È dovere del giornalista riportare i fatti, e se questi sono sgraditi al commissario Usl, spiace per lui. Non può dire a un giornalista cosa deve o non deve chiedere durante una conferenza stampa. Al limite può non rispondere, trincerarsi dietro un «no comment». Questo è un suo diritto, del quale risponderà, eventualmente, ai suoi datori di lavoro, ossia alla comunità valdostana.

Sentire un rappresentante delle istituzioni pronunciare parole come «voi non potete pretendere collaborazione quando siete sempre schierati e pronti a spararci addosso sulle inezie mentre sulle cose importanti non date nessuna importanza» fa respirare aria da Corea del Nord. Che un manager (quale dovrebbe essere chi guida un’azienda) si arrotoli su logiche di «schieramento» fa tremare ulteriormente le vene e i polsi, a meno che non si voglia intendere un servizio pubblico come quello sanitario con le logiche di un partito che vive sul consenso. Ancora più inaccettabile l’accusa pseudo-patriottarda di «dare notizie a livello nazionale contro la Valle d’Aosta». Vogliamo su questo tranquillizzare i vertici regionali dell’Usl: non esiste una macchinazione dei giornalisti valdostani, così potenti da decidere cosa far dire ai media nazionali; sono semplicemente le testate nazionali che valutano certe notizie che arrivano dalla Valle d’Aosta meritevoli di copertine e approfondimenti.

Il fatto ben peggiore accaduto nella conferenza stampa di fine anno dell’Usl è però un altro. Quando il commissario Pescarmona afferma che l’azienda da lui guidata è «fuorilegge perché la legge regionale 11/2020 avoca all’ufficio stampa della Regione tutte le comunicazioni in materia di Covid mentre noi, contravvenendo alla legge vi diamo un sacco di informazioni che non dovremmo darvi perché la legge ce lo vieta» dice una cosa grave, poiché piega artatamente una norma a suo uso e consumo confermando, peraltro, un rischio che questo sindacato aveva già evocato nelle scorse settimane: quello che la legge 11/2020 possa essere brandita a mo’ di bavaglio. Ma il commissario dovrebbe leggere bene la legge 11/2020, che recita, al comma 4 dell’articolo: «Le attività di comunicazione sono curate e diffuse dall’Ufficio stampa della Regione, in stretto raccordo con la Protezione Civile regionale e con l’Azienda Usl». «Curate e diffuse» e «in raccordo» hanno un significato chiaro. Si tratta di una disposizione organizzativa e non di uno strumento per togliere ai giornalisti il sacrosanto diritto di avvalersi di fonti. Quindi non è «fuorilegge» rispondere alle domande dei giornalisti. Dovrebbe invece chiedersi, il commissario, quanto l’azienda da lui diretta si sia «raccordata» con Regione e Protezione civile, come richiesto dalla legge, per favorire una comunicazione più chiara, precisa e trasparente. In ogni caso, alla luce di siffatte affermazioni, l’Asva si appella al Presidente della Regione Erik Lavevaz e al Presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin affinché prendano una posizione ufficiale e chiariscano senza ambiguità quale sia lo spirito del comma 4 dell’articolo 4 della legge 11/2020. I giornalisti vivono di parole e non accettano che si giochi con esse, soprattutto quando costituiscono una normativa di legge.

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