L’assenza dal lavoro per quarantena trattata come malattia
Per contenere l’epidemia e gestire l’emergenza generata dal coronavirus Covid-19, il governo ha varato nuove disposizioni attuative che hanno effetti diretti anche sul lavoro giornalistico all’interno delle redazioni. Per la prima volta le misure, contenute nel decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte del 1° marzo, riguardano l’intero territorio nazionale e non più soltanto le regioni coinvolte dai focolai di contagio.
Il dettaglio delle nuove misure è spiegato in una circolare, inviata dal direttore generale della Fnsi, Tommaso Daquanno, alle Associazioni regionali di stampa, ai cdr e ai fiduciari di redazione.
Nel caso di lavoratori in sorveglianza sanitaria o in stato di quarantena, e per questo assenti dal lavoro, l’operatore di sanità pubblica o i servizi di sanità pubblica territoriali rilasciano al lavoratore una dichiarazione indirizzata anche al datore di lavoro. Nel documento, si dichiara che per motivi di sanità pubblica è stato disposto lo stato di quarantena, con l’indicazione della data di inizio e di quella di fine. Vista l’impossibilità di lavorare, il decreto prevede che l’assenza sia gestita secondo la disciplina della malattia.
Non è invece prevista alcuna giustificazione per il lavoratore assente per il solo timore del contagio. In questo caso, il lavoratore potrà chiedere permessi o ferie, «che saranno concessi o negati per i motivi generalmente previsti per questi istituti, senza che possa rilevare il sopra citato timore del contagio».
Cambia anche la disciplina dello “smart working“: potrà essere applicato «sull’intero territorio nazionale, anche in assenza degli accordi individuali previsti dalla disciplina di riferimento» durante l’intera fare d’emergenza della durata di sei mesi, dal 31 gennaio scorso al prossimo 31 luglio. Potrà sceglierlo in modo unilaterale il datore di lavoro, per ogni rapporto di lavoro subordinato, «anche senza sottoscrivere un accordo scritto con il dipendente». La circolare della Federazione nazionale della stampa italiana si conclude dicendo che «sarà cura della Fnsi monitorare con attenzione eventuali aggiornamenti in argomento» per «poter garantire una puntuale informativa al riguardo».
Lo “smart working”, introdotto in Italia con una legge del maggio 2017, prevede la libertà di lavorare da casa o da altri spazi, dando al dipendente più flessibilità e autonomia nella scelta degli orari e degli strumenti da utilizzare, responsabilizzandolo sul risultato.