Da una decina di giorni è ripartito il confronto per rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico, scaduto da tre anni. In pochi giorni, gli autonomi e i precari hanno risposto “presente”, indicando i tre rappresentanti per i freelance nella commissione nazionale per le trattative contrattuali. Tra questi, è stato eletto Alessandro Mano, collaboratore del quotidiano La Stampa, tesoriere dell’Associazione Stampa Valdostana e componente della Commissione lavoro autonomo nazionale (Clan) della Fnsi.
La Clan e l’assemblea nazionale, elette nei mesi scorsi dalle 20 associazioni regionali di stampa, si sono insediate a Roma giovedì 27 febbraio, in una riunione nel salone Walter Tobagi della Fnsi. La Clan è presieduta dal segretario generale aggiunto della Fnsi, Mattia Motta (Emilia Romagna); ha confermato coordinatore Maurizio Bekar (Friuli Venezia Giulia), eletto con 11 voti; nel voto, Solen De Luca (Lazio) ha ricevuto due preferenze.
Alla seduta della Clan si è affiancata l’assemblea nazionale, che ha indicato i tre rappresentanti dei freelance per la “commissione contratto”. I prescelti sono Giuseppe “Beppe” Ceccato (Lombardia) con 16 preferenze, Roberta De Maddi (Campania) e Alessandro Mano (Valle d’Aosta) entrambi con 13. Hanno ottenuto preferenze Gaia Giuliani (Lazio, 6), Nicoletta Morabito (Lombardia, 6), Massimiliano Borgia (Piemonte, 2); una scheda è rimasta bianca.
Ceccato è un freelance “suo malgrado”, perché dopo 25 anni da redattore è rimasto senza contratto e posto di lavoro per una crisi aziendale: «Ho già fatto parte della commissione contratto, credo di poter portare la mia esperienza. Conosco la situazione dei colleghi precari che venendo allo scoperto temono ritorsioni, hanno paura di non lavorare più o di lavorare meno».
De Maddi, fotogiornalista freelance, ha ricordato l’importanza di «tenere alta l’attenzione sui problemi dei cronisti minacciati» in particolare in Campania e ha spiegato di voler «rappresentare un panorama editoriale in grande difficoltà, come quello del Sud Italia».
Mano, collaboratore in un quotidiano nazionale, ha ricordato l’importanza di fare rete: «Tra collaboratori non ci si conosce, non ci si confronta, non si hanno contatti con i cdr. Si è informati sulle novità aziendali solo per il buon cuore dei capiservizio. I collaboratori, che nelle redazioni locali contribuiscono al 99 per cento della scrittura dei pezzi, oltre a subire le decisioni dall’alto, spesso non ne sono nemmeno informati».
In apertura di assemblea, Motta aveva spiegato: «Dobbiamo organizzare i colleghi nelle redazioni, nelle quali spesso non si conoscono tra loro e non sono iscritti al sindacato, partendo proprio dai rappresentanti delle 20 associazioni di stampa eletti alla Clan e nell’assemblea del lavoro autonomo. Nei territori, tanti collaboratori e freelance si stanno organizzando in coordinamenti, che fanno riferimento alle Assostampa regionali e a voi che li rappresentate. Senza questo “allineamento di pianeti” tra le assemblee regionali del lavoro autonomo, la Clan e la Fnsi non possiamo andare da nessuna parte». Motta ha parlato di una «fase nuova di rappresentanza per i giornalisti non dipendenti, per denunciare il falso lavoro autonomo che inquina l’informazione e che non riconosce l’importanza del lavoro giornalistico».
Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, intervenuto per un saluto all’assemblea, ha parlato dell’avvio di un nuovo percorso, accanto al confronto per il rinnovo del contratto, per «l’equo compenso, che non definirei più “equo”, ma “compenso minimo”». Ha ricordato i risultati ottenuti per i freelance, come la «costruzione di un sistema di welfare, con il riconoscimento della maternità per le colleghe e con il lancio del profilo W-In: per gli iscritti alla gestione separata dell’Inpgi, la Casagit è gratuita per tre anni, ma ancora troppi colleghi non lo hanno capito, non si sono iscritti e ci chiedono dov’è l’inghippo». Lorusso ha concluso: «Come per i rider, che fino a poco tempo fa non avevano un contratto che li tutelasse, nell’informazione ci sono i co.co.co. che ogni giorno sono mandati a seguire cronaca bianca o nera, addirittura come inviati. Questo è aggirare la legge».