Per mettere in difficoltà i giornalisti e cercare di fermare il loro lavoro, non erano sufficienti le «querele bavaglio»: ora nascono le «segnalazioni disciplinari bavaglio», nuovo strumento per di più a costo zero e per questo ancora più insidioso. Succede anche a causa della compiacenza – ancorché inconsapevole – degli organismi di autodisciplina dell’Ordine dei giornalisti. Il caso, che l’Associazione Stampa Valdostana ritiene molto grave, è quello di una collega «incolpata» in un procedimento davanti al consiglio di disciplina territoriale dell’Ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta nonostante si sia limitata a fare il suo mestiere. Nei giorni scorsi, il procedimento è stato archiviato. L’Asva, sindacato unitario dei giornalisti valdostani, non si permette di sindacare le decisioni del consiglio di disciplina e ha preferito prendere posizione soltanto una volta chiusa la vicenda.
Tutto è nato da una serie di segnalazioni fotocopia, arrivate nella forma del «mail bombing» all’Ordine e al consiglio di disciplina stesso. La collega è stata ritenuta «colpevole» di aver scritto dell’obbligo vaccinale contro il Covid-19 e degli operatori sanitari che non si erano sottoposti alla vaccinazione. Il caso è stato portato alla disciplinare da un gruppo organizzato di cittadini, contrari alla certificazione vaccinale, che ha preso di mira la collega più volte, anche con plateali «comizi» in piazza, e che poi ha puntato il dito contro di lei con questa formula finora inedita.
A parere del sindacato, la forma è sostanza. In caso di segnalazioni (anche anonime) in forma di copia-incolla, il consiglio di disciplina dovrebbe fare un’immediata riflessione sulla loro attendibilità. In questo caso, non solo le segnalazioni non sono finite nel cestino, ma il fascicolo che ne è nato è stato analizzato e non è stato archiviato. Il consiglio di disciplina ha proceduto, affidando l’istruttoria a un collegio di tre giornalisti, a convocare la collega, costringendola a impiegare tempo e denaro in una difesa da accuse manifestamente infondate, a rivolgersi a un legale.
L’archiviazione del procedimento è più che mai tardiva e la sola sua apertura crea un precedente grave: qualsiasi cittadino, per la sola forza del numero di segnalazioni, può attivare a costo zero una procedura che per un giornalista è invece costosa.
Dopo anni di lotta del sindacato contro le querele temerarie, nate per cercare di chiudere la bocca a tanti colleghi, l’Asva esprime la massima solidarietà alla collega e invita gli organismi dell’Ordine dei giornalisti a vigilare e ad adottare uniformità nel trattamento di casi simili.