Da giovedì 23 aprile, Massimo Giannini è il nuovo direttore del quotidiano La Stampa, l’unico che pubblica un’edizione locale in Valle d’Aosta. Arriva da Radio Capital, della quale era direttore. Il suo predecessore, Maurizio Molinari, lascia Torino dopo poco più di quattro anni per andare a dirigere La Repubblica. Il cdr del quotidiano romano proclama un giorno di sciopero.
Il comunicato del comitato di redazione della Stampa
Da oggi Massimo Giannini è il nuovo direttore de La Stampa. Il comitato di redazione saluta il direttore uscente Maurizio Molinari e augura a Giannini, fin da ora, buon lavoro. A nome dell’intero corpo redazionale, però, non può esimersi dal rilevare i numerosi problemi rimasti irrisolti in questi anni, aggravati da pesanti tagli all’organico e agli stipendi di giornalisti e poligrafici. Sacrifici ai quali la redazione ha risposto sempre in maniera esemplare, anteponendo la propria professionalità e la passione per questo mestiere alle difficoltà di un mercato in declino, penalizzati anche da una concorrenza che può vantare altri numeri e altre risorse. Con il passaggio di proprietà i giornalisti de La Stampa si augurano che gli investimenti sulle risorse umane e la progettualità editoriale per il futuro siano all’altezza dei nostri 153 anni di storia. Auspichiamo quindi che Giannini voglia essere il nuovo capitano della squadra, e non un semplice arbitro, certi che avrà a cuore le sorti del giornale che da oggi dirigerà.
Il comitato di redazione della Repubblica proclama un giorno di sciopero
Cari lettori, Repubblica non sarà in edicola venerdì 24 aprile, giorno in cui anche il sito internet sarà fermo, a seguito dello sciopero deciso a larghissima maggioranza dai suoi giornalisti dopo la decisione del cda del gruppo Gedi di sostituire il direttore Carlo Verdelli come primo atto della nuova compagine proprietaria nel giorno del suo insediamento.
L’iniziativa dei giornalisti di Repubblica non vuol essere un atto ostile nei confronti del nuovo direttore Maurizio Molinari, al quale sin da ora la redazione offre la propria collaborazione con lo stesso impegno, la dedizione e lo spirito di sacrificio che hanno accompagnato tutte le precedenti direzioni di questo giornale.
Ciò nonostante, la redazione non può non rilevare come la scelta dell’editore cada in un momento mai visto prima per il Paese e per tutto il pianeta, aggrediti da una pandemia che sta seminando dolore e morte e sta chiamando tutti noi a uno sforzo straordinario. E proprio nel giorno indicato come data della morte del direttore Verdelli dagli anonimi che ormai da mesi lo minacciano, tanto da spingere il Viminale ad assegnargli una scorta. Una tempistica quanto meno imbarazzante.
La redazione di Repubblica, consapevole delle difficoltà che sta attraversando – e non da ora – il settore dell’editoria, continuerà a fare la sua parte, ma chiede al nuovo editore di rispettare i sacrifici che i giornalisti sopportano ormai da anni e di predisporre un piano industriale che preveda investimenti e non ulteriori tagli. Men che meno agli organici.
Repubblica non è e non è mai stato un giornale come tutti gli altri. Ha sempre avuto una identità forte espressa in una linea chiara. «È un giornale d’informazione il quale anziché ostentare una illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente di aver fatto una scelta di campo». Sono le parole usate dal fondatore Eugenio Scalfari nel suo primo editoriale del 1976. Parole che valevano allora. E valgono a maggior ragione oggi.
Le reazioni e i comunicati dei cdr del gruppo Gedi, sul sito della Fnsi.
Il comunicato dello sciopero alla Repubblica.