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Il lavoro dei giornalisti non è «una provocazione»

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È un’idea ben strana di libertà quella che la Lega Giovani Valle d’Aosta cerca di rappresentare in una sua nota diffusa attraverso i social network allo scopo di minimizzare quanto accaduto domenica al raduno di Pontida, dove si sono consumate aggressioni verbali e anche fisiche, come quella contro il giornalista videomaker di Repubblica Antonio Nasso, ai danni di cronisti colpevoli solo di svolgere il proprio lavoro.

L’Associazione Stampa Valdostana giudica in particolare gravissimo che il movimento giovanile di un partito rappresentato in Consiglio regionale da sette consiglieri – tra cui figurano non solo due avvocati ma anche un giornalista iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti – invece di prendere le distanze da chi ha preso di mira il collega Gad Lerner con insulti palesemente antisemiti («tu non sei italiano, sei ebreo») minimizzi nascondendosi dietro al velo di una bandiera di Israele che sventolava sul «sacro pratone» e si permetta di definire la presenza del collega a Pontida «nient’altro che una provocazione ben riuscita».

L’Asva rigetta con forza questa accusa, ridicola nei fatti (Lerner è stato uno dei primi a dare voce alla Lega, addirittura fin da quando questa era ancora solo Lombarda) e grave nella concezione che esprime. Vale la pena ricordare che i giornalisti svolgono il loro lavoro sul campo; il loro lavoro consiste nell’essere presenti laddove gli eventi accadono; la loro presenza, basata sul diritto-dovere di cronaca, non ha bisogno del permesso di nessuno. A meno che la Lega Giovani VdA non voglia far passare l’idea che «la forza di essere liberi», tanto citata dal movimento giovanile leghista, debba essere intesa solo come libertà di dire e fare solo ciò che il partito di turno vuole imporre.

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