Il Coordinamento delle Associazioni regionali di stampa per un sindacato di servizio verso il 26° congresso della Fnsi.
La crisi dell’editoria è strutturale. Il settore è sottoposto ad una trasformazione che investe il modo di acquisire, produrre, trasmettere e consumare informazione. Dopo una stagione di pesanti ristrutturazioni che sono intervenute principalmente mirando ad una riduzione dei costi, è necessario investire in innovazione dei prodotti, formazione e valorizzazione delle risorse umane.
Il governo – grande assente dopo i proclami circa la convocazione di Stati generali dell’editoria – deve fare la sua parte mettendo a disposizione del sistema una riforma che preveda norme concertate per regolare i conflitti di interesse, la tutela dell’autonomia della professione giornalistica, risorse certe, allocate in modo selettivo piuttosto che tagli di giornata e fondi somministrati secondo le disponibilità del Tesoro.
La campagna sulla “legge bavaglio” ha dimostrato che il sindacato può unire intorno alla questione dei diritti un ampio schieramento. Il diritto all’informazione oggi passa anche per una riforma di sistema.
Le tensioni sociali che nell’estate 2010 si sono manifestate in particolare nel settore manifatturiero hanno mosso dal tentativo di scardinare il sistema contrattuale collettivo di lavoro nazionale. I giornalisti italiani – pur non esposti alla competizione internazionale – avevano già saggiato per quattro lunghi anni il tentativo di negare loro il contratto. Un tentativo respinto: la categoria ha difeso il proprio diritto ad un contratto collettivo nazionale del quale qui si conferma la validità.
L’attacco ai diritti del lavoro – valga ricordare le prime disposizioni in materia di arbitrato che avrebbero aggirato lo Statuto dei lavoratori in materia di licenziamenti, contrastate dalla Fnsi eppoi bloccate dal presidente Giorgio Napolitano – può sfondare sfruttando le divisioni tra le organizzazioni sindacali. Il sindacato unitario dei giornalisti deve riflettere sulle cause di una divisione fatale delle rappresentanze sociali del lavoro e spendersi per una ricomposizione unitaria.
L’unità del sindacato e della categoria rimane il faro cui si ispira l’azione politica del Capss. L’unità è un patrimonio che deve essere utilmente e rapidamente investito anche per innovare l’organizzazione e lo stile di lavoro della Fnsi. Il sindacato dei giornalisti deve cambiare non per assecondare mode e tendenze ma per dare voce ad un giornalismo professionale che non lavora più solo nelle redazioni dei giornali quotidiani e dei network televisivi.
Il Capss mette a disposizione dei colleghi e del gruppo dirigente dell’Fsni proposte e soluzioni con l’intento di favorire un confronto che non sia condizionato da logiche di appartenenza.
Verso un nuovo welfare di categoria
I dati dei bilanci attuariali dell’Inpgi e della Casagit, le difficoltà del lavoro autonomo con l’insufficienza strutturale nel rapporto tra contributi e prestazioni per la costituzione della pensione dei freelance sono le due ragioni di fondo che rendono ineludibile in sede congressuale la definizione del futuro assetto della previdenza e dell’assistenza sanitaria integrativa dei giornalisti italiani. Il Capss ritiene utile una progressiva integrazione tra enti previdenziali ed assistenziali (Inpgi, Fondo integrativo e Casagit).
La media retributiva del settore tende a diminuire. Tale tendenza spinge il Welfare della categoria verso soglie critiche. Il fenomeno va affrontato e contenuto per tempo. Il Capss pone l’accento in primo luogo sull’aumento della contribuzione a carico degli editori, sulla razionalizzazione dei costi generali di gestione (economie di scala) e sulla progressiva convergenza dei servizi e in tendenza delle prestazioni.
Dal sindacato dei dipendenti al sindacato di tutti i giornalisti
Vogliamo un sindacato dei diritti e dei contratti, un sindacato di servizio e delle tutele per i più deboli, in primo luogo i precari e i free-lance. Un sindacato radicato nei territori attraverso le Associazioni regionali di stampa. Un sindacato capace di rappresentare con la medesima efficacia tutti i giornalisti: da quelli della carta stampata (contratto Fnsi-Fieg) a quelli della piccola stampa periodica (accordo Uspi); dall’emittenza nazionale attraverso un coordinamento dei cdr Rai-Mediaset-La7 a quella locale (contratto Aeranti-Corallo), dagli uffici stampa degli enti pubblici a quelli dei privati. Un sindacato destinato quindi a potenziare le attività di consulenza, servizio e formazione.
Oggi la Fnsi è solo in parte un sindacato di questo tipo. È ancora soprattutto un sindacato dei giornalisti dipendenti.
L’accordo sul welfare del settembre 2007 e le delibere Inpgi del 2009 hanno esteso le tutele previdenziali. La Fnsi ha costituito la Commissione nazionale per il lavoro autonomo e firmato un’intesa con l’Uspi che introduce un tariffario. Si tratta di atti e passi importanti. Ma sono i primi. C’è molta strada da percorrere per raggiungere una rappresentanza piena ed efficace di tutto il lavoro giornalistico. Il Capss si impegna a lavorare per innovare il sindacato e aprire le proprie liste congressuali ai freelance. I delegati espressione del Capss porranno con forza al congresso della Fnsi il tema di una riorganizzazione del sindacato che sia effettivamente capace di tutelare e rappresentare tutti i giornalisti.
Tutela e rappresentanza che potrà cogliere risultati tanto più significativi quanto più rapidamente troverà definizione la questione dell’accesso alla professione giornalistica. L’attuale sistema mette oggi a disposizione degli editori un inesauribile serbatoio di forze di lavoro di riserva. Ciò comprime il potere negoziale e ostacola iniziative sindacali dirette e autonome da parte di chi vive di collaborazioni e resta esposto al ricatto di compensi irrisori. È il tema urgente della riforma dell’Ordine dei giornalisti, riforma che da mesi fa polvere in Parlamento.
La centralità del giornalismo professionale e le redazioni
Un accresciuto potere negoziale del lavoro autonomo può concorrere a valorizzare il lavoro dei giornalisti dipendenti. Le redazioni sono e continueranno ad essere centrali nella catena del valore della notizia. Il settore è impegnato a riposizionarsi su un mercato che cambia, ma ciò che emerge con sufficiente chiarezza è la funzione del giornalismo professionale chiave di volta per programmare, sia pure su basi nuove, il rilancio dell’editoria italiana. La professione esce duramente provata dalla crisi. Ma è in piedi, ha difeso il diritto alla contrattazione collettiva. Sono intatte le ragioni del sindacato, ma anche una parte delle imprese avverte oggi la necessità di fare leva sulla formazione e sulla valorizzazione delle risorse umane piuttosto che continuare ad arruolare tagliatori di teste che impostano programmi di corto respiro, riducono i costi, strappano premi ma dissipano valore. Dalla crisi si esce valorizzando il lavoro. Tale valorizzazione dovrà essere coerente con quel patto generazionale tra vecchi e nuovi colleghi che il Capss intende confermare.
Il mercato del lavoro
La carta stampata in area Fieg dà lavoro a meno della metà dei giornalisti italiani. L’occupazione è cresciuta nell’emittenza locale – ma deve fare i conti con l’avvento del digitale che almeno in una prima fase stresserà il mercato del lavoro – e negli uffici stampa, pubblici e privati. Esponenziale è la crescita del lavoro autonomo.
Il reddito medio di un giornalista con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa è – stando agli ultimi dati disponibili – di 5 mila euro lordi all’anno. È di 9 mila euro quello riferibile ai giornalisti freelance con partita Iva. Un giornalista su tre che lavora con contratto di natura subordinata percepisce meno di 30 mila euro. Le future politiche contrattuali dovranno perseguire con maggiore efficacia un riequilibrio a favore della componente “emergente” della professione che dovrà caricarsi anche il peso dell’uscita dalla crisi e della difesa dell’autonomia degli istituti di categoria.
Negoziati sulla stabilizzazione dei co.co.co., un’equa remunerazione del lavoro autonomo sono elementi che concorrono a rafforzare il presidio dell’area tradizionale del lavoro giornalistico.
L’organizzazione della Fnsi
L’assetto organizzativo della Fnsi è tuttora sbilanciato sui contrattualizzati di area Fieg-Rai. Tale assetto, carente a livello centrale, è inadeguato anche in relazione al trasferimento di competenze e risorse verso le Associazioni regionali di stampa, sempre più spesso abbandonate a loro stesse ma assediate da urgenze ed emergenze che affrontano senza adeguati supporti tecnici (legali e fiscali, soprattutto). Le piccole associazioni, poi, a fronte di costi fissi crescenti ed entrate stabili (quando va bene), non dispongono delle risorse necessarie a soddisfare le istanze degli iscritti, cresce il rischio di aree prive di adeguata assistenza sindacale. Il finanziamento degli sportelli freelance da parte della Fnsi – per un controvalore di 70 mila euro – aveva rappresentato un forte impulso all’organizzazione del lavoro autonomo sul territorio. Il taglio di tale finanziamento – non rimpiazzato da alcun altro sostegno – ha fortemente penalizzato le piccole Associazioni regionali.
Il Capss ritiene debba essere posto anche il tema dei giornalisti freelance impegnati nelle strutture sindacali. Tale impegno comporta un sacrificio sul piano economico a fronte di un’incerta efficacia della tutela sindacale.
Oggi il bilancio della Fnsi non è in grado di sovvenzionare le piccole Associazioni regionali di stampa, tutelare adeguatamente i colleghi autonomi eletti nelle strutture territoriali e nazionali del sindacato. Il Capss ritiene perciò essenziale elaborare prima del congresso di gennaio proposte condivise sulla razionalizzazione dei costi e sul reperimento di mezzi freschi che spesino l’attività sindacale della Fnsi e delle Associazioni regionali di stampa.
Il Capss ha elaborato alcune proposte relative anche ad una riorganizzazione della Fnsi per potenziare il ruolo e l’autonomia negoziale dei segretari generali aggiunti, della Commissione nazionale sul lavoro autonomo e del dipartimento formazione indicando soluzioni anche per il reperimento delle risorse necessarie a finanziare la nostra articolazione del sindacato. Queste proposte sono note e sono state illustrate nelle sedi istituzionali della Fnsi. Siamo aperti a qualsiasi contributo e ragionamento teso anche a combinare diversi strumenti per ottimizzare i benefici e mitigare l’impatto di una manovra. Una sola cosa non è accettabile: rimuovere il problema, rinviare le soluzioni. Per il Capss, la riorganizzazione della Fnsi e la riforma del welfare devono trovare definizione nel corso del confronto congressuale poiché dirimenti anche ai fini di definire gli assetti del futuro gruppo dirigente della Fnsi.
Queste sono le linee-guida che il Capss mette a disposizione dei colleghi e del congresso. Il Capss è disponibile al confronto avendo contezza che solo scelte coraggiose possono garantire il futuro del sindacato dei giornalisti.
Per il Capss. I segretari della associazioni regionali di stampa del Trentino Alto Adige, Veneto, Liguria, Valle d’Aosta, Molise, Basilicata, Puglia. Due esponenti di giunta e segreteria della Fnsi.
Firmato: Giuseppe Marzano, Daniele Carlon, Marcello Zinola, Fulvio Assanti, Giuseppe Di Pietro, Serafino Paternoster, Raffaele Lorusso, Enrico Ferri, Fabio Azzolini